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Sga nasce nel 1997 come bad bank del Banco di Napoli, allora in grave crisi, che le ha ceduto le sue attività non remunerative (sofferenze, incagli, crediti ristrutturati ed in corso di ristrutturazione, otto partecipazioni societarie). Il valore reale delle 36.000 posizioni che gli sono state affidate ammontava a 12.378 miliardi di lire (6.4 miliardi di euro attuali), svalutati del 30% rispetto al loro valore nominale.
Sga comprò lo stock di crediti deteriorati grazie ad un prestito erogato dallo stesso Banco di Napoli (con un tasso tra il 7 ed il 10%) che a sua volta fu finanziato da Banca d’Italia, ad un tasso dell’1%.
Successivamente, ricevette anche le sofferenze e gli incagli di Isveimer.
Tra il 1997 ed il 2002, la società ha registrato perdite per 3.7 miliardi, su cui hanno impattato 1.7 miliardi di interessi corrisposti a Banco di Napoli per il finanziamento di cui sopra (totalmente saldato in quei cinque anni), le spese legali, i costi delle struttura, ma soprattutto le ulteriori svalutazioni operate sui crediti acquisiti. Annualmente, Banco di Napoli, tramite le somme derivanti dagli interessi e grazie ed alle anticipazioni concesse da Banca d’Italia[1], ha sempre provveduto a ricapitalizzare Sga.
Con l’acquisto di Banco di Napoli da parte di Sanpaolo IMI, Sga confluisce anch’essa nel nuovo gruppo.
Il Duemila
Secondo i dati elaborati dal Servizio Bilancio della Camera dei Deputati, Sga è riuscita a recuperare il 90% delle esposizioni a lei affidate, arrivando a detenere, al 31 dicembre 2015, 469 milioni di euro tra cassa e disponibilità liquida più 214 milioni di crediti residui. Infatti, in base alle Legge 588/1996 Sga non poteva distribuire utili, che conseguentemente sono stati destinati a riserve e investiti in titoli di Stato.
Gli esperti ritengono che tale successo sia derivato da diversi fattori:
non tutti i crediti erano deteriorati, erano presenti anche posizioni ristrutturate, titoli verso stati esteri, partecipazioni come quella nel Banco di Napoli International S.A., la cui vendita si rivelò poi proficua. La holding, sede in Lussemburgo, era una banca specializzata in finanziamenti internazionali e nel mercato delle valute. Aveva chiuso il bilancio 1995 in pareggio e aveva 1.900 miliardi di attivo[2], ma era considerata possibile fonte di altri rischi per il Banco di Napoli[3]. Fu ceduta a Credem nel 1999.
il mercato immobiliare fino al 2008 era in forte ascesa e questo trend ha favorito la vendita degli asset sottostanti i crediti deteriorati.